di prevenzione del suicidio su ambiti di intervento differenziati e con interessanti implicazioni, rimane scarsa la conoscenza di ciò che effettivamente funziona e del perché funziona.
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Il Progetto
VALUTAZIONE E REALIZZAZIONE DI PROGRAMMI DI PREVENZIONE AL SUICIDIO CON IL CONTRIBUTO DEGLI STAKEHOLDER
Responsabile scientifico : Dr. Emanuele Toniolo – Direttore Dipartimento Salute Mentale ULSS 18- Rovigo
1- CAMPO DI INTERESSE
1.1 Aspetti epidemiologici: il contesto europeo
Il suicidio è riconosciuto come un serio problema di salute pubblica così come evidenziato dai principali organismi internazionali e pone di fronte ad una serie di sfide complesse .
Il suicidio risulta fra le prime tre cause di morte nella popolazione giovanile fra i 15 e i 44 anni e in Europa circa 58.000 cittadini muoiono ogni anno per suicidio, una cifra superiore al numero di morti causate da incidenti stradali o omicidi. Nell’area europea si registrano fra i più alti tassi di morti per suicidio nel mondo: quelli registrati nel 2002 variano molto fra quelli dei Paesi del Nord e quelli dell’aerea mediterranea (dai 44 ai 3,6 per 100.000 abitanti per la Lituania e per la Grecia, rispettivamente).
Il suicidio è strettamente legato a fattori sociali e culturali. Molto probabilmente i fattori sociali contribuiscono al suicidio almeno quanto quelli individuali.
Si stima che in almeno il 90% dei casi di suicidio sia presente un disturbo psichico che in molti casi (fino all’80% di essi) non viene riconosciuto prima.
Considerando i dati epidemiologici, è possibile delineare alcuni gruppi a maggiore rischio di suicidio: l’adolescenza, l’età anziana, la condizione di disoccupazione e l’appartenenza a gruppi di minoranza.
Sono state indicate alcune variabili non strettamente di tipo clinico. Una serie di caratteristiche psicologiche possono giocare un ruolo determinante nel favorire il passaggio all’atto del suicidio purché in presenza di una condizione di disagio psichico o di una situazione socio-economica negativa. Questo è il caso dell’impulsività, della storia di comportamenti aggressivi, di basse strategie di coping, di bassa autostima e di sentimenti di rabbia e impotenza. Per quanto riguarda l’individuazione di soggetti con maggior probabilità di commettere un suicidio, è stata individuata una lista di segni premonitori di avvertimento, tra cui si citano gli atti di preparazione (biglietti per familiari e amici, procurarsi mezzi letali), l’espressione di pensieri riguardanti la morte, un umore fluttuante e il ritiro sociale.
1.2 Le ragioni del progetto: la rilevanza del fenomeno nel territorio polesano
Il progetto si basa sull’osservazione che, nonostante siano stati proposti e attuati sia in Italia che in Europa molti programmi di prevenzione del suicidio su ambiti di intervento differenziati e con interessanti implicazioni, rimane scarsa la conoscenza di ciò che effettivamente funziona e del perché funziona.
Per di più è stata dedicata poca attenzione al punto di vista degli stakeholders sulla utilità ed efficacia dei programmi di prevenzione. Gli stakeholders sono definiti come agenti di primo livello (non legati a interventi specialistici) che vengono a contatto con la popolazione interessata per motivi differenti (Medici di Medicina Generale, Istituzioni Pubbliche, Insegnanti, Associazioni di Volontariato, Associazioni Sportive, Sindacati, Operatori Sanitari, ecc.). Il progetto che viene qui presentato prevede il loro coinvolgimento nell’individuare i criteri di valutazione delle strategie di prevenzione.
Il presupposto di partenza dell’idea del progetto si individua nella scarsa attenzione data ai temi della prevenzione del suicidio nel territorio Polesano dove si registra una mortalità di 11,2 casi (dati dal 1995 al 2000) a fronte di un dato nazionale di 6 casi ogni 100.000 abitanti per anno. Il numero di tentativi di suicidio che giungono all’attenzione dei Servizi Sanitari (Pronto Soccorso, Servizi Psichiatrici,…) è di 36,4 casi ogni 100.000 abitanti per anno (dati dal 2000 al 2005) nel territorio dell’ULSS 18 (Alto e Medio-Polesine).
L’analisi sui rischi del comportamento suicidario evidenzia anche nella realtà locale i principali fattori epidemiologici: l’età anziana, la presenza di problemi socio-economici, precedenti tentativi autolesivi, malattie mentali e abuso di alcool o sostanze illecite. Inoltre, come emerge nella letteratura scientifica, si individua l’adolescenza e la giovane età come una fase della vita particolarmente delicata e con tassi in aumento negli anni recenti.
Lo sviluppo del progetto nel territorio polesano si concentrerà su situazioni di disagio psicologico e relazionale che comportano un maggior rischio suicidario.
Le azioni progettuali (analisi, ricerca e piano di azione) si svilupperanno in un arco di tempo sufficiente a poter individuare un effetto sugli indicatori di esito predefiniti.
1.3 Soggetti coinvolti nel Progetto
E’ opinione comune che per intervenire in maniera incisiva nei confronti del problema è indispensabile il coinvolgimento di tutte le Agenzie presenti nel territorio. In questo progetto si è ottenuta la disponibilità a collaborare con l’Azienda ULSS 18 di Rovigo, che promuove il progetto, delle seguenti istituzioni:
•Provincia di Rovigo
•Prefettura di Rovigo
•Questura di Rovigo
•Comando provinciale dei Carabinieri di Rovigo
•Conferenza dei Sindaci dell’ULSS 18
•Conferenza dei Sindaci dell’ULSS 19
•Istituti Scolastici
•Diocesi di Adria e Rovigo
•Diocesi di Chioggia
•Azienda ULSS 19 di Adria
•Ordine dei Medici e Chirurghi della Provincia di Rovigo
•Ordine dei Farmacisti della Provincia di Rovigo
•Centro Servizi per il Volontariato
•Associazioni di Volontariato
•Associazione Co.Me.te – Onlus
•Associazione Aitsam – Onlus
•Associazione Croce Verde – Onlus